Dopo la scelta della Francia, e a una settimana ormai dalla scadenza prevista del 26 agosto scorso, tutti i Paesi europei, al di fuori dell’Italia, hanno già espresso ciascuno la propria candidatura per la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen. I candidati, una volta inseriti nella lista della Presidente dopo la scelta dell’Italia, si presenteranno poi al Parlamento Europeo in audizione tra la fine di settembre e l’8 ottobre, prima del voto finale del Parlamento durante la sessione di ottobre a Strasburgo.

Nelle scorse settimane molte ipotesi si sono fatte sulle intenzioni del Governo italiano, dall’Agricoltura all’Economia, e, una volta caduto il Governo Lega- 5 Stelle, da Padoan a Gualtieri, da Letta a Gentiloni. A oggi, prima della scelta italiana, parrebbe che nessuno dei candidati degli altri Paesi sia stato proposto specificamente come Commissario alla Ricerca, Scienza e Innovazione.

Quel ruolo (ma erano altri tempi e un’altra Europa) l’Italia non lo ha più ricoperto dai tempi di Antonio Ruberti (1993-1995), quando la Commissione si chiamava Scienza, ricerca, sviluppo tecnologico ed educazione, e Presidente era Jacques Delors.

E il tema della Ricerca pare tornato sul tavolo proprio in occasione dell’attuale snodo politico. Dopo il tweet dell’ex-presidente CUN Carla Barbati («A proposito di Ricerca e Innovazione, perché l’Italia non si candida per la posizione di Commissario Europeo alla Ricerca, Scienza e Innovazione? Un portafoglio di 100 miliardi di euro per la gestione della ricerca europea, che da troppi anni non vede l’impegno italiano»), sul Messaggero di oggi la ricercatrice, docente all’Università Statale di Milano e Senatrice a vita Elena Cattaneo, osserva come «istruzione e ricerca, ben declinate, potrebbero trovare in Parlamento e nel Paese un consenso trasversale pari a quello ottenuto sulla reintroduzione dell’educazione civica nelle scuole. Anche nella maggioranza che si va profilando ci sono segnali di forte consonanza. Nicola Zingaretti, nel dichiarare che il Pd aveva accettato l’ipotesi di un reincarico al presidente Conte, individuava come prima urgenza per una nuova stagione civile e sociale quella di occuparsi degli studenti, i diplomati e laureati che sono dovuti andare all’estero e affermava la necessità di una “rivoluzione del diritto allo studio”».

Prosegue poi la studiosa: «Il tema dei “cervelli in fuga” e di quelli che non arrivano dall’estero è l’inevitabile conseguenza dell’avvitamento della catena “istruzione – università – ricerca – lavoro” bloccata per mancanza di risorse e visione di lungo periodo […] Lo strumento, sempre perfezionabile, utilizzato dal ministero dell’Istruzione per alimentare tutta la ricerca di base con bandi competitivi si chiama PRIN [da cui, ricordiamo, attualmente è escluso il settore AFAM, nonostante la presenza tra i settori previsti dal bando, tra gli altri, degli ambiti SH5_4 Visual and performing arts, film, design, SH5_5 Music and musicology; history of music e SH5_6 History of art and architecture, arts-based research] […] Dare stabilità e continuità alla ricerca pubblica di base con un finanziamento decennale sarebbe un primo straordinario passo per restituire fiducia a chi si ostina a studiare e ricercare per dotare il Paese di nuove conquiste scientifiche, tecnologiche e sociali».

E infine: «Ci sono, è ovvio, anche azioni più “grandi”. Il viceministro uscente Lorenzo Fioramonti pochi giorni fa individuava la necessità per l’Italia di investire un miliardo nella ricerca e due nell’istruzione, da finanziarsi con tasse di scopo, ricordando come da ogni euro dato alla ricerca ne “tornino” 4 al Paese.
Quali che siano le risorse disponibili e il modo di reperirle – spending review o tasse di scopo o entrambe – il tangibile cambio di passo di qualunque nuovo governo sarebbe garantire che non un euro pubblico sia mai più erogato per legge in modo clientelare, o per sostenere progetti e idee di ricerca non selezionate in via competitiva tra tutti gli studiosi del Paese».

E se il futuro Governo concludesse la ricerca del nome e del settore proponendo proprio un Commissario alla Ricerca?

 

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