Le Esercitazioni orchestrali hanno una storia secolare e gloriosa nei Conservatori italiani. Di esse si parla già negli articoli 234, 237 e 238 del Decreto luogotenenziale n. 1852 del 5 maggio 1918. Le declaratorie e i piani di studio successivi alla riforma hanno inizialmente valorizzato le Esercitazioni orchestrali, riconoscendone il valore formativo indispensabile in vista del lavoro in orchestra e inserendole perciò fra le discipline caratterizzanti.

Purtroppo la natura particolare della Formazione orchestrale e l’apparente minore definizione della professionalità direttoriale rispetto a quella strumentale stanno facendo sì che gli spazi riservati al docente titolare della disciplina vengano frequentemente invasi/erosi, con evidente lesione della titolarità e spesso senza alcun vantaggio didattico.

La questione appare delicata sotto molteplici aspetti, così come molteplici sono le modalità con cui ciò avviene. Si va da situazioni in cui attività svolte da altri docenti vengono riconosciute, in forza di delibere di Consiglio accademico, come Esercitazioni orchestrali (con relativa attribuzione di crediti formativi accademici), all’invito di direttori ospiti che svolgono prove e concerti senza alcuna preventiva informazione al docente della materia, al sorgere di vere e proprie orchestre all’interno di un singolo conservatorio o come espressione di consorzi tra più istituti, del tutto sottratte alla competenza di coloro che pure hanno come campi disciplinari di competenza “Formazione orchestrale” e “Orchestra e repertorio orchestrale”.

Queste iniziative fanno sorgere più di una perplessità. Sul versante legale ci si chiede sino a che punto il Consiglio accademico, nello stabilire le modalità di assegnazione dei compiti didattici, possa ignorare la titolarità, su quello sindacale se sia possibile servirsi in modo regolare e quantitativamente rilevante di personalità esterne, selezionate senza un bando pubblico (ignorando oltretutto che il contratto prevede che gli incarichi in ambito didattico, di produzione e di ricerca vanno attribuiti prioritariamente alle risorse interne). Ma anche sul piano della regolarità amministrativa le cose non vanno meglio: ha senso invitare personale a contratto quando il docente di Esercitazioni orchestrali è spesso sottoutilizzato? E infine l’aspetto forse più importante, quello formativo: un’orchestra nasce dall’abitudine all’ascolto reciproco, dallo studio in comune di arcate e colpi d’arco, dall’uniformare i modi di attacco del suono, tutte buone pratiche che si apprendono con un lavoro continuo e costante, non con stage di pochi giorni.

Pertanto non possiamo non esprimere preoccupazione, in particolare per quelle situazioni in cui professionalità esterne tendono a sostituirsi a quelle interne, avvisaglia di un esproprio della titolarità che potrebbe estendersi ad altri settori disciplinari. A tal proposito i docenti di Esercitazioni orchestrali si riservano di agire nelle forme che riterranno più opportune a tutela del loro ruolo e della loro professionalità.

Apprezziamo invece tutte le iniziative che valgono ad accrescere la preparazione e l’esperienza dello studente, affiancandosi e aggiungendosi alle lezioni previste (e che la normativa consente di riconoscere sotto forma di laboratori, master class ecc.); anzi, riteniamo che un’integrazione fra docenti interni e professionisti esterni, purché avvenga nel quadro della legislazione accademica vigente, rappresenti un plus per le istituzioni e in particolare per gli studenti e le studentesse. Auspicabile sarebbe la creazione di veri e propri master annuali in formazione orchestrale, dove possano collaborare in modo armonioso sia risorse interne che esterne. Anche perché la stessa legge 508, nel momento in cui attribuisce agli ISSM non solo la responsabilità della formazione, parla però di “correlate attività di produzione”, a sancire che l’orchestra non deve essere un fiore all’occhiello da esibire o addirittura di cui servirsi ai fini di un ritorno economico, ma un momento indispensabile nell’apprendistato dello studente. Un lavoro formativo che dovrebbe giungere sino all’Orchestra Nazionale dei Conservatori, da organizzare in continuità con l’attività didattica interna.

Come Coordinamento docenti di Esercitazioni orchestrali chiediamo pertanto un incontro con la Direzione generale dello studente presso il Miur, al fine di difendere le professionalità e le competenze e illustrare le potenzialità del nostro settore disciplinare.

 

Aurelio Canonici, Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila

Giuseppe Camerlingo, Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino

Massimiliano Carlini, Conservatorio “G. Martucci” di Salerno

Rocco Cianciotta, Conservatorio “U. Giordano” di Foggia

Bruno Dal Bon, Conservatorio “G. Verdi” di Como

Carla Delfrate, Conservatorio “L. Campiani” di Mantova

Giovanni Di Stefano, Conservatorio “G. Puccini” di La Spezia

Fabrizio Dorsi, Conservatorio “G. Verdi” di Milano

Luca Ferrara, Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro

Giuseppe Lanzetta, Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma

Paolo Manetti, Conservatorio “B. Maderna” di Cesena

Alberto Martelli, Conservatorio “A. Boito” di Parma

Silvia Massarelli, Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo

Rinaldo Muratori, Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma

Raffaele Napoli, Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara

Michele Nitti, Conservatorio “T. Schipa” di Lecce

Piercarlo Orizio, Conservatorio “E. F. Dall’Abaco” di Verona

Leonardo Quadrini, Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli

Giuseppe Ratti, Conservatorio “G. Verdi” di Torino

Luisa Russo, Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara

Donato Sivo, Conservatorio “N. Rota” di Monopoli

Deborah Tarantini, Conservatorio “E. R. Duni” di Matera

Marco Titotto, Conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenza

Estévan Velardi, Conservatorio “N. Piccinni” di Bari

Roberto Zarpellon, Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto

 

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