Dopo aver contribuito alla raccolta di oltre 2.000.000 di firme per l’abrogazione dei contestati commi della Legge 107/2015 a proposito della chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi, alcuni sindacati ci ripensano. I referendum erano stati promossi dal Comitato Referendario Scuola Pubblica con l’appoggio di Flc-Cgil, Cobas, Gilda, Unicobas, Sgb e Cub, studenti (Uds, Link) e associazioni (Lip scuola, Retescuole), tra gli altri.

Il sito del comitato promotore www.referendumscuola.org spiega così il secondo quesito:

se vince il SI il dirigente scolastico non potrà più, a sua discrezione, scegliere e confermare o mandar via dopo tre anni i docenti. L’assegnazione dei docenti alle scuole avverrà con criteri oggettivi e senza il ricatto della scadenza, eliminando il rischio di gestione clientelare (in Italia…..poi) delle assegnazioni, e di limitazione della libertà d’insegnamento: il preside non potrà condizionare l’autonomia professionale dei docenti.

Ora però in data 6 luglio un accordo Miur-sindacati (CGIL, CISL, UIL e SNALS) sembra segnare una improvvisa giravolta sindacale. Quella cosa orrenda contro cui erano state raccolte tutte quelle firme sarà risolta così (fonte: comunicato stampa sindacale congiunto):

  • trasparenza della procedura
  • oggettività dei requisiti considerati funzionali all’attuazione dell’offerta formativa
  • garanzia di requisiti definiti su una tabella titoli individuata a livello nazionale senza alcuna discrezionalità della procedura.

In sostanza, spiega Corrado Zunino su «la Repubblica», «l’insegnante di Lettere e Storia primo nelle graduatorie d’istituto nella sua classe di concorso non andrà più all’Ufficio scolastico regionale dove sceglierà la scuola libera che più gli aggrada. No, dal 18 luglio – e i sindacati, tra cento contorsioni, alla fine hanno detto “sì” – sarà la scuola, ogni singola scuola, a scegliere il prof, il maestro. Come? Chiederà, ispirandosi al proprio progetto formativo, che il docente risponda a quattro criteri – quattro – sui venti-trenta che il ministero definirà nei prossimi giorni.
Per esemplificare. Dal prossimo 18 luglio – questa nuova operazione dovrà farsi tra il 18 luglio e il 15 settembre 2016 – il dirigente di un istituto scolastico del centro di Roma potrà decidere che alla sua scuola serve un insegnante con alte certificazioni in inglese, che abbia esperienze di Clil (lezioni solo in lingua), preparazione informatica e almeno cinque anni trascorsi con ragazzi disagiati. Chi avrà queste quattro caratteristiche, sarà assunto. Se nessuno le possiederà tutte e quattro, si assumerà chi ne potrà vantare almeno tre. Se ci saranno due docenti con quattro caratteristiche entrerà, a questo punto sì, quello con maggiore punteggio».

Attendiamo dunque che il Miur definisca quei venti criteri  che renderanno la scelta da parte delle scuole “oggettiva” e inappellabile. Ci chiediamo che chances possa avere un pur preparatissimo professore di latino che non abbia tradotto lo Pseudo-Galeno latino, non abbia esperienze in Clil (lezioni solo in latino), non abbia tenuto conferenze il giovedì su De reditu suo e non abbia mai portato i ragazzi in gita a Leptis Magna.  Del resto, a quanto riportato da diversi organi di stampa, dal Miur si dice: «Non recluteremo sempre l’insegnante migliore per ogni istituto, ma sicuramente quello più adatto». Meglio somaro che in-adatto, dunque.

Chissà che questa soluzione, che vorrebbe individuare ancora una volta un “algoritmo di oggettività arbitraria” non riguardi presto, come molti auspicano, anche l’Afam, che il 13 luglio entrerà ufficialmente nel nuovo compartone con la sottoscrizione definitiva da parte dei sindacati del relativo CCNQ.

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