Dal resoconto della seduta odierna in VII Commissione, impegnata nel produrre i pareri previsti sulle tabelle allegate al Disegno di Legge di Bilancio:

La relatrice PUGLISI (PD) illustra uno schema di rapporto favorevole con osservazioni sulla Tabella 7 e sulle corrispondenti disposizioni della sezione I, pubblicato in allegato, sottolineando di aver inserito anche precise indicazioni sulle scuole dell’infanzia, sul reclutamento universitario, nonché sul sistema dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica AFAM («si sollecita la previsione di risorse specifiche per la statizzazione degli istituti superiori musicali non statali e delle accademie non statali di belle arti e per il contestuale riordino del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica AFAM, in ossequio al percorso legislativo intrapreso dalla 7a Commissione attraverso i disegni di legge nn. 322 e abbinati»).

La senatrice MONTEVECCHI (M5S) illustra uno schema di rapporto contrario sulla Tabella 7 e sulle corrispondenti disposizioni della sezione I, pubblicato in allegato, svolgendo considerazioni preliminari sull’intera manovra di bilancio, la quale non contiene a suo giudizio misure strutturali, e demanda di fatto le scelte alla prossima legislatura. Rileva perciò criticamente come essa si ponga in continuità con le precedenti leggi di bilancio, prive di un orizzonte temporale di medio e lungo periodo ma caratterizzate da “provvedimenti tampone”. Ritiene del resto assai difficile eradicare il male della cosiddetta politica legata al gradimento e lamenta la mancanza di una visione per quei settori, come la scuola, l’università e la ricerca, che dovrebbero costituire i pilastri di una comunità. […]

Pur riconoscendo un lieve aumento della spesa in ricerca, deplora i tagli inferti ad altri segmenti per cui il suo Gruppo manifesterà un orientamento contrario sullo schema di rapporto della relatrice. […]

Condivide comunque alcune indicazioni espresse nello schema di rapporto della relatrice, ritenendole tuttavia assai blande, mentre sarebbero potute essere più incisive per quanto attiene, ad esempio, alla scuola dell’infanzia e all’AFAM. A tale ultimo riferimento, rimarca l’eredità pesante della Commissione circa i disegni di legge n. 322 e abbinati, lamentando che non sia stato completato il percorso legislativo ordinario né sulla statizzazione, né sul riordino. Un eventuale intervento nel provvedimento in titolo finirebbe dunque per sottrarre al Parlamento la possibilità di confrontarsi sulle diverse soluzioni. Dopo aver ricordato alcuni casi recenti di malfunzionamento del settore AFAM, sollecita l’introduzione di meccanismi virtuosi. […]

Il senatore TOCCI (PD) condivide lo schema di rapporto della relatrice, a cui chiede comunque di apportare alcune integrazioni. Afferma preliminarmente che lo stanziamento di risorse per l’assunzione di ricercatori rappresenta uno degli aspetti positivi della manovra. In proposito, suggerisce però di introdurre un meccanismo tale per cui gli atenei e gli enti di ricerca siano vincolati ad un cofinanziamento di pari entità, all’interno delle proprie risorse, per l’assunzione di altrettanti ricercatori. Rammenta infatti che, a seguito della recente riforma degli enti di ricerca, questi ultimi hanno visto innalzate le proprie facoltà assunzionali. […]

Rammenta altresì che la ripartizione dei posti da ricercatore avviene sulla base della Valutazione della qualità della ricerca (VQR): ritiene invece che ad essa debba essere affiancato anche un criterio legato al fabbisogno, onde non penalizzare enti e atenei più in difficoltà.

Il senatore CONTE (AP-CpE-NCD) chiede che sia trasformata in condizione l’osservazione n. 5 sul finanziamento delle scuole dell’infanzia paritarie, tanto più che già lo scorso anno era emersa la volontà di confermare le risorse anche per gli anni scuccessivi.

In merito all’osservazione n. 9 si augurava una soluzione definitiva al problema dell’AFAM all’interno del provvedimento in titolo, tanto più che non sembrano esserci più i tempi per concludere l’esame dei disegni di legge nn. 322  e abbinati. Si domanda pertanto se possa essere rafforzata questa osservazione o trasformata in condizione, pur sapendo che essa sottintende non soltanto questioni finanziarie ma anche di riassetto normativo.

La relatrice sulla Tabella 7, senatrice PUGLISI (PD), si dichiara disponibile ad accogliere come osservazioni le tre indicazioni del senatore Tocci. Integra peraltro l’osservazione n. 6 inserendo la possibilità di assegnare l’organico di potenziamento anche alle scuole dell’infanzia. Riallacciandosi altresì allo schema di rapporto contrario illustrato dalla senatrice Montevecchi, inserisce una ulteriore osservazione sull’esigenza di adeguare gli stipendi degli insegnanti rispetto alla media europea, quanto meno per compensare la perdita di potere di acquisto in altri comparti.

Concorda poi con il senatore Conte e trasforma in condizioni le osservazioni nn. 5 e 9, riconoscendo le lacune nel settore dell’AFAM e l’esigenza di non decurtare le risorse per le scuole dell’infanzia paritarie nonostante i fondi stanziati per il segmento 0-6. Riformula conseguentemente lo schema di rapporto favorevole con osservazioni e condizioni, pubblicato in allegato al resoconto.

Il senatore BOCCHINO (Misto-SI-SEL) dà atto alla relatrice di aver esposto i grandi temi affrontati nel corso della legislatura in diverse sedi, di cui si augura peraltro una traduzione in specifiche proposte emendative. […] Attribuisce dunque la responsabilità delle carenze all’attuale maggioranza che non ha affatto messo in campo le soluzioni più idonee. Menziona ad esempio il problema sociale del precariato, a fronte del quale le misure previste appaiono a suo avviso irrisorie.

Stigmatizza inoltre la mancata attuazione degli impegni assunti dal Governo nella risoluzione conclusiva dell’affare assegnato sugli enti di ricerca (Doc. XXIV n. 36) su cui ricorda di aver formalmente chiesto, in sede di programmazione dei lavori, un’audizione del Ministro. Deplora pertanto la sistematica distruzione del sistema universitario e giudica insufficienti i buoni intenti illustrati nello schema di rapporto della relatrice, su cui dichiara il convinto voto contrario del suo Gruppo, augurandosi l’avvio di una nuova stagione politica che metta al centro la scuola, l’università e la ricerca.

La senatrice Elena FERRARA (PD), relatrice sulla Tabella 13, ringrazia la relatrice per aver mostrato disponibilità ad accogliere le richieste di integrazione e la senatrice Montevecchi per le considerazioni espresse nello schema di rapporto contrario. Concorda dunque con la trasformazione in condizione dell’osservazione relativa all’AFAM, dando atto al relatore sui disegni di legge nn. 322 e abbinati, senatore Martini, di aver lavorato strenuamente per offrire una soluzione complessiva. Afferma del resto che il disegno di legge di bilancio rappresenta uno strumento utile in questa fase per inserire norme che altrimenti non vedrebbero la luce a causa dei ristretti tempi. Ringrazia dunque il senatore Martini per la disponibilità ad elaborare uno specifico emendamento, da presentare al provvedimento in titolo, che tragga spunto dall’esame svolto in Commissione, su cui auspica un sostegno trasversale di tutte le forze politiche.

Invita poi a tener conto del fatto che le misure contenute nel provvedimento in titolo non sono così distanti rispetto agli obiettivi prefissati, tanto più che è stata elaborata una visione complessiva. […] Dichiara perciò il voto favorevole del suo Gruppo.

Il senatore MARIN (FI-PdL XVII) sottolinea l’importanza della discussione, soffermandosi in particolare sulla questione dell’AFAM, su cui chiede peraltro al senatore Martini aggiornamenti in vista della presentazione di una eventuale proposta emendativa al disegno di legge di bilancio. Nel rilevare criticamente le difficoltà in cui si trova il personale di quel comparto, sollecita anche il Governo a rendere palesi le proprie intenzioni rifuggendo da mere dichiarazioni elettorali.

Rivendica dunque l’atteggiamento responsabile della propria parte politica lamentando come spesso la maggioranza abbia mostrato un atteggiamento di chiusura nei confronti di proposte – seppur condivisibili – dell’opposizione. Dichiara dunque fin d’ora il sostegno del proprio Gruppo ad una proposta del senatore Martini sull’AFAM, puntualizzando tuttavia che il voto sullo schema di rapporto sarà contrario.

Il PRESIDENTE segnala che il senatore Martini sta effettivamente elaborando una proposta emendativa da presentare in Commissione bilancio sul tema della statizzazione e del riordino del comparto AFAM.

Il sottosegretario Angela D’ONGHIA, dopo aver precisato che la suddetta proposta emendativa non è stata ancora formalizzata, conferma l’interesse del Dicastero per il tema, tanto più che occorre dare risposte ad un settore importante del Paese.

Il senatore MARTINI (PD) assicura che sarà presentato un emendamento al disegno di legge in titolo, nella sede di merito, su cui sono in corso contatti con l’Esecutivo, per recuperare gran parte del lavoro già svolto dalla 7aCommissione. Informa peraltro che sarà inserita la parte finanziaria e organizzativa del nuovo testo unificato NT2 presentato per i disegni di legge nn. 322 e abbinati, recuperando in forma sintetica anche alcuni principi cardine del riordino. Rimarca infatti come la mancanza di connessione tra statizzazione e riordino rischi di rendere difficile l’approvazione del testo. Auspica dunque che possa registrarsi un’ampia convergenza sulla proposta che si accinge a presentare.

Per dichiarazione di voto favorevole a nome del suo Gruppo prende la parola anche il senatore CONTE (AP-CpE-NCD), ringraziando la relatrice per aver accolto la richiesta di trasformare in condizioni le osservazioni nn. 5 e 9. Prende poi atto con favore delle affermazioni del senatore Martini, augurandosi a sua volta un consenso trasversale. Segnala infine che l’attuazione della legge n. 107 del 2015 sta riscontrando risultati positivi, ma necessita in corso d’opera di alcuni correttivi per superare le difficoltà che si sono verificate. In particolare, sollecita l’avvio dei concorsi per i dirigenti scolastici, per i direttori dei servizi generali amministrativi (DSGA) e per i docenti delle graduatorie esaurite.

La Commissione approva quindi lo schema di rapporto favorevole con osservazioni e condizioni sulla Tabella 7 e sulle corrispondenti disposizioni della sezione I, come riformulato dalla relatrice. Il PRESIDENTE fa presente che lo schema di rapporto contrario illustrato dalla senatrice Montevecchi non è posto in votazione e sarà trasmesso alla Commissione bilancio come rapporto di minoranza.

 

Questo il rapporto approvato dalla Commissione:

RAPPORTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA PER L’ANNO FINANZIARIO 2018 E PER IL TRIENNIO 2018-2020

(DISEGNO DI LEGGE N. 2960 – TABELLA 7)

 

La Commissione, esaminati lo stato di previsione della spesa del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per l’anno finanziario 2018, e per il triennio 2018-2020, nonchè le corrispondenti parti della sezione I del medesimo disegno di legge;

 

valutate le norme di competenza contenute nella sezione I del disegno di legge di bilancio in materia di scuola, tra le quali:

 

·         l’articolo 9, che incrementa la dotazione del Fondo per l’istruzione e formazione tecnica superiore per consentire agli Istituti tecnici superiori (ITS) di aumentare l’offerta formativa e conseguentemente i soggetti in possesso di competenze abilitanti all’utilizzo degli strumenti avanzati di innovazione tecnologica correlati al processo Industria 4.0;

·         l’articolo 16, che stabilisce l’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali per i datori di lavoro che assumono, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tute le crescenti, entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio: studenti che hanno svolto presso il medesimo datore di lavoro l’alternanza scuola-lavoro pari ad almeno il 30 per cento delle ore di alternanza previste dalla legge n. 107 del 2015, o pari ad almeno il 30 per cento del monte ore previsto dai percorsi di istruzione e formazione professionale, o pari almeno al 30 per cento del monte ore previsto dai percorsi degli Istituti tecnici superiori, o pari ad almeno il 30 per cento del monte ore previsto nei percorsi universitari; studenti che hanno svolto presso il medesimo datore di lavoro periodi di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale il diploma di istruzione secondaria superiore, il certificato di specializzazione tecnica superiore e periodi di apprendistato in alta formazione;

·         l’articolo 27, che incrementa di 2 milioni di euro a decorrere dal 2018 il Fondo sociale per occupazione e formazione per la promozione e il coordinamento delle politiche di formazione e delle azioni rivolte ai sistemi della formazione, della scuola e del lavoro, nonchè per il cofinanziamento del programma Erasmus+ per l’ambito dell’istruzione e formazione professionale;

·         l’articolo 53, che stanzia 37 milioni di euro per il 2018, 41 milioni di euro per il 2019 e 96 milioni di euro a decorrere dal 2020 da destinare alla contrattazione collettiva nazionale in aggiunta a quelle del Fondo unico nazionale per la retribuzione della posizione, fissa e variabile, e della retribuzione di risultato dei dirigenti scolastici, con lo scopo di eliminare progressivamente in sede contrattuale le differenze esistenti tra la retribuzione di posizione di parte fissa dei suddetti dirigenti e quella dei restanti dirigenti di seconda fascia del comparto Istruzione e ricerca;

·         l’articolo 54, che ripristina la possibilità di conferire le supplenze brevi e saltuarie per la sostituzione degli assistenti amministrativi e tecnici assenti, dopo il trentesimo giorno di assenza in deroga all’articolo 1, comma 332, della legge n. 190 del 2014, prevede entro il 2018 un concorso pubblico per l’assunzione di direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA) e dispone la proroga all’anno scolastico 2020-2021 del termine entro il quale il personale fuori ruolo per i compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica deve rientrare nei ruoli;

·         l’articolo 58, che al comma 6 proroga le disposizioni sui servizi di pulizia e sugli altri servizi ausiliari, nonche’ sugli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti a sede di istituzioni scolastiche ed educative statali, al fine di garantire il regolare svolgimento delle attività fino all’anno scolastico 2018-2019;

·         l’articolo 71, che al comma 10, stanzia un contributo complessivo pari a 10 milioni di euro annui a decorrere dal 2018 per i comuni o fusioni di comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti per finanziare interventi diretti, fra l’altro, alla messa in sicurezza degli istituti scolastici;

·         l’articolo 72, comma 1, che assegna agli enti locali spazi finanziari nell’ambito dei patti di solidarietà nazionali per effettuare investimenti anche per interventi di edilizia scolastica;

 

esaminate le norme di competenza contenute nella sezione I del disegno di legge di bilancio in materia di università e ricerca, tra le quali:

 

·         l’articolo 51, in base al quale viene costituito un Comitato di indirizzo per la meteorologia e la climatologia, del quale fanno parte anche un rappresentante del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e uno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, nonchè l’Agenzia nazionale per la meteorologia e la climatologia “ItaliaMeteo”, con sede a Bologna;

·         l’articolo 55, che sostituisce il sistema della progressione stipendiale triennale dei professori universitari, previsto dalla legge n. 240 del 2010, con un sistema di progressione biennale, a partire dal 2018, con effetti economici a decorrere dal 2020, incrementando il Fondo per il finanziamento ordinario (FFO) di 80 milioni di euro per il 2020, 120 milioni di euro per il 2021 e 150 milioni di euro a decorrere dall’anno 2022;

·         l’articolo 56, relativo all’assunzione di circa 1.600 nuovi ricercatori nell’università e nella ricerca, per le quali si incrementa il FFO di 12 milioni di euro per il 2018 e 76,5 milioni di euro a decorrere dal 2019, e il Fondo ordinario per il finanziamento degli enti e delle istituzioni di ricerca (FOE) di 2 milioni di euro per il 2018 e 13,5 milioni di euro a decorrere dal 2019;

·         l’articolo 57, che aumenta il Fondo integrativo statale (FIS) per la concessione di borse di studio di 10 milioni di euro a decorrere dal 2018, con lo scopo di integrare i fondi regionali destinati alla erogazione, in favore degli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, dei benefici in materia di diritto allo studio. La norma prevede poi un ulteriore incremento del FFO pari a 15 milioni di euro dal 2018 per adeguare l’importo delle borse concesse per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca;

·         l’articolo 101, che autorizza la spesa di 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2018 in favore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV);

 

esaminate, con riferimento alla seconda sezione, le autorizzazioni di spesa relative alle missioni di competenza del Ministero;

 

rilevato che nella Tabella 7 sono elencati anzitutto i principali indirizzi che il Ministero è chiamato a realizzare nel triennio 2018-2020 e le 10 priorità politiche per il 2018, definite nell’atto di indirizzo del 4 agosto 2017;

 

formula un rapporto favorevole con le seguenti osservazioni:

 

1.      in merito all’articolo 54, comma 1, andrebbe specificato che la deroga opera solo rispetto all’articolo 1, comma 332, lettere a) e b), della legge n. 190 del 2014, in quanto dalla lettura della norma sembra permanere il divieto di conferimento di supplenze brevi al personale appartenente al profilo di collaboratore scolastico (articolo 1, comma 332, lettera c), della legge n. 190 del 2014);

2.      relativamente all’articolo 55, si reputa necessario compensare, già nel 2018, la mancata corresponsione degli scatti stipendiali per il personale universitario non contrattualizzato nel quadriennio precedente;

3.      quanto all’articolo 56, pur apprezzando le misure per l’assunzione dei ricercatori delle università e degli di ricerca, si reputa indispensabile superare l’ottica emergenziale introducendo una programmazione pluriennale nel reclutamento, onde restituire fiducia ai giovani ricercatori e rendere strutturale il ricambio generazionale;

4.      si reputa necessario vincolare lo stanziamento di cui all’articolo 56 al cofinanziamento di pari entità da parte di università ed enti nell’ambito delle risorse e dei margini assunzionali già disponibili nei rispettivi bilanci, al fine di raddoppiare il numero di ricercatori assunti;

5.      si sollecita la progressiva stabilizzazione del personale delle “sezioni primavera”;

6.      con riferimento alle scuole dell’infanzia, le quali non hanno beneficiato dell’organico di potenziamento, si sollecita l’introduzione della possibilità di chiamare docenti per le supplenze brevi, ovvero l’assegnazione di un organico di potenziamento;

7.      si giudica essenziale prevedere una semplificazione normativa del sistema universitario, valorizzando l’autonomia degli atenei anche attraverso l’abolizione del sistema del Mercato elettronico della pubblica Amministrazione (MEPA) per gli acquisti inerenti le attività di ricerca;

8.      tenuto conto dell’introduzione del costo standard per studente nel sistema  universitario, si ritiene che esso, moltiplicato per il numero totale di studenti, possa costituire un criterio oggettivo per determinare il fabbisogno di un ateneo, a differenza di quanto accadeva prima con il criterio della spesa storica. La somma di tutti i fabbisogni consente quindi di stimare il fabbisogno dell’intero sistema universitario, che dovrebbe essere individuato proprio in occasione dei documenti di bilancio, onde essere confrontato con gli stanziamenti effettivi, come segnalato nel parere reso dalla 7aCommissione sul decreto-legge n. 91 del 2017 (A.S. n. 2860);

9.      si ritiene che qualora gli atenei decidano di istituire il cosiddetto “numero chiuso” ai corsi di laurea per l’asserita mancanza di risorse, chiedano un parere al Ministero riguardo alle risorse e al rispetto dei criteri stabiliti dalla legge n. 264 del 1999;

10.   si invita ad individuare tempestivamente, anche con provvedimenti di carattere normativo, nuovi criteri per la distribuzione delle risorse stanziate, che tengano conto delle esigenze di reclutamento dei singoli atenei o enti di ricerca;

11.   si sollecita l’adeguamento degli stipendi degli insegnanti alla media europea, quanto meno per consentire loro di recuperare la perdita di potere d’acquisto rispetto ad altri comparti della pubblica Amministrazione;

 

nonché con le seguenti condizioni:

a)      si ritiene essenziale ripristinare, anche per il 2018, il finanziamento per le scuole dell’infanzia paritarie pubbliche e private, che per il 2017 era pari a 50 milioni di euro;

b)      si sollecita la previsione di risorse specifiche per la statizzazione degli istituti superiori musicali non statali e delle accademie non statali di belle arti e per il contestuale riordino del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), in ossequio al percorso legislativo intrapreso dalla 7a Commissione attraverso i disegni di legge nn. 322 e abbinati.

 

Questo il parere proposto dalle sen. Blundo e Montevecchi e respinto:

SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DALLE SENATRICI MONTEVECCHI, SERRA E BLUNDO SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca

PER L’ANNO FINANZIARIO 2018 e per il triennio 2018-2020

(DISEGNO DI LEGGE N. 2960 – TABELLA 7)

 

La 7ª Commissione permanente del Senato, esaminate la Tabella n. 7 (Stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per l’anno finanziario 2018 e per il triennio 2018-2020), nonché, limitatamente alle parti di competenza, la Tabella n. 2 (Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2018 e per il triennio 2018-2020) del disegno di legge A.S. 2960, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020,

premesso che:

anche da questa manovra viene confermato quell’assunto di fondo, più volte segnalato, rispetto a uno «strabismo governativo» cui siamo da tempo ormai avvezzi. Come si può vedere in dettaglio, per le medesime finalità e nel medesimo tempo, si operano tagli e si rifinanziano gli stessi fondi (o forme di finanziamento destinate ai medesimi scopi). E tutto ciò denuncia, evidentemente, una voglia di agire che si consuma però in mancanza di un quadro di riferimento complessivo e omogeneo;

rispetto ai profili di interesse della 7ª Commissione, l’entità della manovra conferma una ormai comprovata difficoltà ad affrontare i problemi dei diversi comparti (relativi a cultura, scuola, università, ricerca ecc.), alla radice e in profondità: laddove alcuni stanziamenti, che pure vi sono, e sono anche apprezzabili nel merito, denotano tuttavia una visione approssimativa e di corto respiro, che si consuma in una prospettiva emergenziale e dichiaratamente «elettorale» tutt’al più, a testimonianza di un Paese che continua a vivere alla giornata, incapace di guardare avanti e proiettarsi nel futuro;

la essenziale verità delle cose è che numerosi fra accorgimenti e norme contenuti nella legge di bilancio appaiano nuovamente come  provvedimenti “tampone”, come una risposta tardiva e attesa da gran tempo, rispetto ai dubbi e agli interrogativi sollevati: risposte che giungono, pertanto, non solo e non tanto per colmare un vuoto quanto per denunciare un ritardo;

si cerca di porre rimedio a falle macroscopiche via via dilatatesi, come nel caso degli Istituti tecnici superiori, per l’incremento dell’offerta formativa e modalità del rilascio del diploma (articolo 9) o nei ritardi accumulati rispetto all’impiantistica sportiva (articolo 40, e passim); o si cerca di ingraziarsi «elettoralmente» alcune categorie, storicamente penalizzate: viene finanziato il rinnovo del contratto del pubblico impiego (articolo 58, commi 1 ss.); proseguono le assunzioni di funzionari presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (articolo 39, comma 1) e di ricercatori presso le università e gli enti di ricerca (articolo 56) sebbene per le università l’assegnazione dei fondi destinati allo scopo viene erogata in base ai risultati della valutazione della qualità della ricerca (VQR); si incrementa il Fondo per il diritto allo studio universitario e delle borse di dottorato (articolo 57); riprendono gli scatti stipendiali dei docenti universitari, sebbene «su base premiale» (articolo 55), si armonizzano gli stipendi dei dirigenti scolatici (articolo 53), si riapre una finestra sulle supplenze brevi del personale ATA (articolo 54);

pure tutto ciò non è sufficiente per rimettere al centro l’istruzione (anche nelle sue più immediate derivazioni, quali appaiono l’inclusione sociale, i vari tipi di specializzazione e la formazione permanente), farne il presupposto e il vero motore di una rinascita e di un possibile «nuovo umanesimo», per sottrarla a quell’insistito, progressivo e costante, “svuotamento” che il corpo docente nel suo complesso ha subíto circa la rappresentatività sociale del proprio ruolo e della propria funzione;

di sicuro rilievo sono le criticità già evidenziate in sede di parere al DEF, nonché da ultimo al relativo aggiornamento, rispetto alla dispersione scolastica e al diritto allo studio, dal discutibile ruolo dell’INVALSI all’attuazione dei principȋ di delega della «Buona Scuola», con riferimento particolare l’apprendistato e l’alternanza scuola/lavoro, dal sistema delle scuole italiane all’estero visto nel suo complesso ai servizi educativi per l’infanzia, ben lontani dagli obiettivi europei per la copertura della popolazione e territoriale, fino a quell’emergenza nazionale rappresentata dall’edilizia scolastica (articoli 71, 72, 95), laddove continua a mancare un’azione coerente di monitoraggio, analisi, pianificazione e programmazione sul medio-lungo termine (presupposto necessario per garantire certificazioni in ordine e controlli periodici), nonché – anche a fronte di finanziamenti messi a disposizione – una difficoltà endemica e strutturale di coordinamento che si traduce nella difficoltà di far confluire i fondi in un unico contenitore da cui attingere in maniera mirata e razionale, per convogliare le risorse e utilizzarle al meglio;

nella risoluzione sulla Nota di aggiornamento al DEF si erano già rilevate alcune palesi criticità d’ordine generale evidenziate dallo stesso Governo: «In tale situazione, che è assolutamente insostenibile con la necessità di garantire competitività al sistema della ricerca pubblico, appare dunque particolarmente problematico garantire il raggiungimento di risultati davvero significativi soprattutto in considerazione del fatto che le risorse disponibili a valere sul competente capitolo 7245, per il triennio 2017-2019, a legislazione vigente ammontano a euro 136.447.755,00 in diminuzione rispetto a quelle del triennio precedente, ed addirittura pari soltanto a meno di un quinto rispetto a quelle del triennio 2007-2009 (euro 692.735.770), non destinate alla ricerca applicata» (per cui si rimanda a: Doc. LVII, n. 5-bis, Relazione sullo stato di attuazione delle leggi pluriennali di spesa, Allegato I, volume I, p. 360);

da molti anni l’università italiana è preda di una crisi strutturale, dovuta a una progressiva e insistita riduzione degli investimenti statali, che ha fra l’altro generato un divario tanto significativo quanto sconfortante con gli altri Paesi europei;

l’Italia rimane al ventisettesimo posto per investimenti in ricerca e trentacinquesima per numero di ricercatori: la scarsa flessibilità dei processi selettivi e di reclutamento, l’assenza di una visione strategica e meritocratica, la precarizzazione delle condizioni di lavoro sono tutti elementi che hanno ricadute significative sulla scarsa «attrattività» dell’Italia verso i ricercatori stranieri e, come diretta conseguenza, sulla «fuga dei cervelli»;

università e ricerca rimangono elementi centrali e voláno della società e per il suo sviluppo: non solo per la formazione del singolo ma come luogo in cui si incrementa il «capitale cognitivo» (ciò che gli statistici definiscono «l’intelligenza nazionale»), necessario per affrontare le sfide di un mondo sempre più tecnologico e per non rimanere ai margini del contesto globale;

considerato che, per quanto concerne le materie di competenza della Commissione:

per l’esercizio finanziario 2018 lo stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Tabella 7), a legislazione vigente, reca spese in conto competenza nello specifico delle singole Missioni come di seguito evidenziate:

lo stanziamento complessivo per la missione Istruzione scolastica, rispetto alla previsione assestata per l’anno finanziario 2017, registra un -401.560.825 euro. Nei rispettivi Programmi, considerati in dettaglio e in relazione alle variazioni che si propongono per l’anno finanziario 2018, principalmente si ha:

Programmazione e coordinamento dell’istruzione scolastica: +334.500.441

Istruzione del primo ciclo: -449.160.214

Istruzione del secondo ciclo: -246.222.807

Iniziative per lo sviluppo del sistema istruzione scolastica e per il diritto allo studio: +38.775.864

Istituzioni scolastiche non statali: -59.482.219

Istruzione post-secondaria, degli adulti e livelli essenziali per l’istruzione e formazione professionale: +5.505.462

Realizzazione degli indirizzi e delle politiche in ambito territoriale in materia di istruzione: -21.307.618

Reclutamento e aggiornamento dei dirigenti scolastici e del personale scolastico per l’istruzione: -4.169.734

lo stanziamento complessivo per la missione Istruzione universitaria, rispetto alle previsioni assestate per l’anno finanziario 2017, registra un incremento pari a +268.071.686 euro; nel dettaglio dei suoi tre capitoli di spesa si ha:

Diritto allo studio nell’istruzione universitaria: +1.407.225

Istituzioni dell’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica: -2.511.652

Sistema universitario e formazione post-universitaria: +269.176.113

lo stanziamento complessivo per la missione Ricerca e innovazione – subisce, rispetto alle previsioni assestate per l’anno finanziario 2017, un incremento dello stanziamento di competenza pari a +72.278.250 euro;

da ultimo si segnalano, inoltre, i se pur lievi incrementi alle Missioni:

Servizi istituzionali e generali delle Amministrazioni pubbliche: +258.901209

Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza:

+259.225.122

 

considerato che:

occorre considerare, da ultimo, i tagli lineari alle dotazioni di competenza e di cassa relative alle missioni e ai programmi di spesa degli stati di previsione dei Ministeri, per circa un miliardo di euro, come stabilite nell’Atto Senato n. 2942, recante “Conversione in legge del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili”, il cosiddetto «decreto fiscale» che rappresenta a tutti gli effetti un «collegato» alla legge di Bilancio. Nel dettaglio le riduzioni previste delle dotazioni finanziarie del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ammontano a 40 milioni di euro complessivi per il 2017, di cui la maggior parte afferenti alla missione n. 2, «Istruzione universitaria e formazione postuniversitaria» (30 milioni di euro), mentre ulteriori 5 milioni vengono tagliati al programma 1.6 («Istruzione del primo ciclo») e altri 5 milioni di euro derivano da tagli alla missione n. 3 («Ricerca e innovazione»).

rilevato che:

il Movimento 5 Stelle – durante l’iter di numerosi provvedimenti che si sono succeduti in ambito cultura e istruzione – ha costantemente evidenziato che il problema non è tanto nel singolo aspetto quanto nel disegno d’insieme;

un Paese che parla di industria 4.0, non dovrebbe dimenticare che un’istruzione di qualità, equa e inclusiva è la base per migliorare la vita delle persone secondo quanto previsto dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile sottoscritta nel 2015 in sede ONU;

in riferimento all’istruzione e formazione tecnica superiore, integrare un fondo non basta se la formazione risulta staccata dal mondo del lavoro e non si attiva un dialogo tra le istituzioni scolastiche e i contesti lavorativi;

con riferimento all’università e alla ricerca, come sottolineato in numerose occasioni, l’Italia è il Paese che spende meno in istruzione e in particolare nell’istruzione universitaria. Tale situazione si riversa inevitabilmente, con esiti negativi, sulla ricerca, sulla qualità didattica e sul numero del corpo docente e del personale amministrativo;

con la stessa metodologia da superficialità pre-elettorale di questa manovra, dopo le delusioni delle semplificazioni, e ora che non è più possibile prorogare contratti a termine, la manovra di bilancio in esame prevede finalmente assunzioni di nuovi ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca. Le nuove risorse stanziate, 12 milioni per il 2018 e 76,5 milioni a partire dal 2019 per il Fondo per il finanziamento ordinario delle università e 2 milioni di euro per il 2018 e 13,5 per il per il Fondo ordinario per il finanziamento degli enti di ricerca, verranno distribuite per le università in base ai risultati della valutazione della ricerca (VQR) e per gli enti pubblici di ricerca in base ai criteri di riparto del Finanziamento, meccanismi di assegnazione delle risorse che hanno rivelato sin dall’inizio il loro fallimento, creando enormi disparità, che sono il riflesso della ripartizione delle risorse;

in particolare la valutazione della qualità della ricerca nelle università, da modello meccanismo che avrebbe dovuto assumere la forma di modello “premiale” per le realtà più virtuose quale doveva essere, si è rivelato in realtà un meccanismo che non premia affatto il merito e la qualità ma che ha generato il definanziamento progressivo e costante di alcuni atenei che già versavano in gravi condizioni di difficoltà, soprattutto nel Sud Italia, attraverso la sottrazione di una  percentuale del finanziamento necessario ad assicurarne il normale funzionamento. In base alla VQRsi dovrebbero dirottare risorse finanziarie, in quantità direttamente proporzionale, verso quelle strutture accademiche presso cui si compierebbe migliore ricerca, ma così non è: dipartimenti universitari italiani di vera eccellenza vivono e vengono apprezzati nel mondo grazie ad altre forme di finanziamento, in particolare fondi europei. Inoltre il Movimento 5 stelle ha da sempre sostenuto che la ricerca dell’eccellenza non può essere perseguita attraverso una gara per ottenere ciò che lo Stato dovrebbe invece assicurare a tutti gli atenei. Al contrario stiamo lentamente assistendo a una consapevole, inarrestabile divaricazione fra atenei di “serie A”, sostanzialmente concentrati al Nord – nel triangolo Milano, Bologna, Venezia, con estensioni fino a Torino, Trento e Udine – e atenei di “serie B”, in tutto il resto del Paese;

tale dato appare confermato dalle classifiche stilate dal Centro studi investimenti sociali (CENSIS) e dall’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) sulla qualità delle università italiane. Fra Nord e Sud, in buona sostanza, continua a esservi una differenza abissale circa la qualità dei servizi e dell’offerta formativa, cosicché mentre alcuni Atenei del Nord assumono le caratteristiche di Hub di industria 4.0, diversi atenei del Sud rischiano la chiusura;

con riferimento all’articolo 57, pur apprezzando la previsione di un incremento del fondo per la concessione di borse di studio, non può non sottolinearsi come l’Italia si trovi tra gli ultimi posti in Europa  relativamente al numero di iscritti. Tra le cause di questo primato negativo vi è sicuramente la scarsa disponibilità di risorse destinate al diritto allo studio è certamente una delle cause principali. A ciò si aggiunge una contribuzione tra le più gravose d’Europa: secondo i dato Eurydice nell’anno 2015-16 la contribuzione media ha superato i 1.200 euro annui, rispetto a una media di 300 euro in Francia e la gratuità raggiunta in quasi tutti i Länder della Germania;

non può non rilevarsi come l’incremento del Fondo per la concessione previsto dalla manovra non soddisferà il totale del fabbisogno della platea degli studenti idonei a ricevere la borsa di studio. Secondo gli ultimi dati ufficiali, riferiti all’anno accademico 2015-16, influenzato negativamente dall’assenza di un veloce adeguamento delle soglie ISEE che aveva sbalzato fuori una grossa fetta di idonei, i non beneficiari sono il 6,4 per cento del totale, corrispondente a oltre 3.000 studenti. Infatti, secondo i calcoli effettuati dal Consiglio universitario nazionale (CUN), considerando il finanziamento aggiuntivo delle Regioni, con questo incremento del FIS si otterrebbero soltanto circa 4.000 borse di studio in più, mentre gli idonei torneranno a superare quota 180.000 (nel 2015/2016 per via della riforma ISEE erano​ ​crollati​ ​a​ ​147.000). La quota di idonei alla borsa di studio in Italia oscilla tra il 9 per cento e l’11 per cento. Si potrebbe facilmente porre rimedio a questa preoccupante situazione, riducendo la sproporzione quantitativa tra il fondo ordinario per le borse di studio e il fondo per il merito, affidato all’ennesima Fondazione, incrementato con la scorsa manovra;

con riferimento all’articolo 56, anche la previsione circa l’assunzione di ricercatori risulta insoddisfacente; porterà a qualche stabilizzazione di precari, a qualche stabilizzazione di professori di seconda fascia, ma il sospetto è che, alla fine, si faccia il minimo indispensabile. Il nostro sistema universitario e di ricerca necessiterebbe di numeri decisamente superiori in tema di reclutamento. La ripartizione dei fondi per il reclutamento nelle università secondo i risultati della VQR, da sempre criticati perché non favoriscono il merito, non tiene conto delle necessità dei singoli atenei e  delle necessità di reclutamento delle singole aree  favorendo se non acuendo le disparità territoriali. Se non si assume un impegno concreto volto a creare un serio Piano nazionale di ricerca, individuando aree strategiche da perseguire, investendo su idee nuove e non solo su gruppi consolidati,  assisteremo alla concentrazione dei finanziamenti in un gruppo sempre più ristretto di università e, all’interno degli enti di ricerca, in un gruppo sempre più ristretto di gruppi di ricerca che sono poi quelli che hanno i contatti con le imprese o sono nelle grosse cordate internazionali;

dietro l’annuncio dello sblocco degli scatti stipendiali dei professori universitari (articolo 55), si nasconde l’inganno di uno sblocco che partirà dal 2020. Dopo il blocco di tutti gli stipendi della pubblica amministrazione avvenuto nel 2010, sbloccato per tutti nel 2015 tranne che per i professori universitari, questi ultimi hanno continuato a svolgere il loro delicato compito pur non vedendosi riconoscere ciò che gli spetta di diritto. Infatti dal 1° gennaio 2016 è avvenuto lo sblocco anche per la docenza universitaria, ma non si è tornati alla “normalità” come in tutto il pubblico impiego, in quanto il periodo 2011-2015 non è stato riconosciuto ai fini giuridici. Inoltre è impensabile che lo scatto debba essere riconosciuto su base premiale; a natura dello scatto dovrebbe essere universale, legata al progredire dell’anzianità e non a un presunto merito, scelto discrezionalmente dagli atenei, che avrebbero in questo modo la possibilità di fare un uso distorsivo della premialità per ricondurre le risorse ai propri bilanci;fra gli obiettivi non affrontati, o non conseguiti dalla presente manovra di bilancio, occorrerebbe:

1)      in materia di «diritto allo studio» e di contrasto alla dispersione scolastica, garantire l’istituzione di un «Osservatorio per il contrasto alla dispersione scolastica» con il compito di acquisire e monitorare, su base nazionale, i dati e le informazioni relative al fenomeno, nonché implementare le attività per la prevenzione e la repressione del fenomeno della “dispersione” poste in essere dalle scuole cosiddette “a rischio”, con l’obiettivo di individuare e mettere in campo le strategie più idonee per la riduzione al di sotto del 10 per cento entro il 2020, come stabilito dall’Unione Europea, della percentuale dell’abbandono scolastico;

2)      incrementare le dotazioni del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche statali per eliminare la richiesta da parte delle istituzioni scolastiche di una «contribuzione volontaria» delle famiglie (finalizzata all’acquisto di materiali didattici, di cancelleria, igienico ecc.);

3)      incrementare l’organico degli insegnanti di sostegno, creando al contempo un equilibrio armonioso nel rapporto tra alunni disabili e docenti di sostegno, fissandolo nel rapporto di uno a uno; nonché a garantire, partendo dalla riforma del ruolo e delle competenze dell’insegnante di sostegno, la reale attitudine, formazione e alta specializzazione del docente, al fine di dare concreta attuazione all’inclusione scolastica;

4)      concepire ed estendere la formazione continua sui temi dell’inclusione come misura ad ampio raggio per tutti i soggetti che si trovano a operare nelle istituzioni scolastiche, con approfondimenti specifici sulle principali metodologie didattiche, individualizzate e di gruppo, utili per la disabilità e finalizzate al recupero del soggetto portatore di handicap;

5)      dare piena attuazione e potenziare la funzionalità dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica, coordinando le informazioni provenienti dalle singole istituzioni scolastiche con i fondi a disposizione e gli interventi da effettuare, affinché siano garantiti principȋ di tempestività ed efficienza anche per la difficoltà di coordinamento che si traducono spesso nella difficoltà di far confluire i fondi in un unico contenitore da cui attingere in maniera mirata e razionale per convogliare le risorse;

6)      portare celermente a termine la riforma, arenata presso la 7ª Commissione permanente del Senato, vòlta ad affrontare e risolvere i problemi che da troppo tempo affliggono l’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), con particolare riferimento all’opacità della governance, all’insistita precarizzazione di una parte cospicua del personale docente, nonché di una mai raggiunta e riconosciuta autonomia e d’una mancata equiparazione formale con le università;

7)      rilanciare finanziariamente il sistema universitario italiano ridotto concettualmente a svolgere pressoché le funzioni del vecchio liceo in una cornice da “esamificio” affinché, nel pieno rispetto di una reale ed efficace autonomia, possa dialogare quale centro effettivo di cultura e relazionarsi in modo costruttivo e proficuo con il mondo imprenditoriale e lavorativo;

8)      adottare iniziative concrete per favorire e promuovere un ricambio generazionale dei professori di prima e di seconda fascia, senza il quale, una volta frenata o addirittura ostacolata la carica innovativa delle generazioni più giovani, il sistema universitario rischia di atrofizzarsi e perire. Continuiamo a essere il Paese coi docenti universitari più vecchi d’Europa. Occorre, come sostenuto in premessa, agire alla radice sul sistema di reclutamento per garantire quei tanto auspicati criteri di meritocrazia e trasparenza – avulsi da legami parentali e svincolati dallo ius loci – che vengono costantemente disattesi;

9)      riconoscere e potenziare (finalmente) il titolo di «dottore di ricerca», con particolare riferimento alle graduatorie «per titoli ed esami» dei concorsi pubblici, affinché si contribuisca a riqualificare progressivamente la Pubblica Amministrazione con personale giovane che ha condiviso esperienze e curiosità nel mondo della ricerca;

10)  i giovani ricercatori non in via straordinaria, ma con una pianificazione di più ampio respiro, a medio-lungo termine, che agisca sulle modalità di reclutamento e sulla programmazione del lavoro in via definitiva;

 

valutato infine che:

 

l’Italia è ancora molto lontana dalla media europea e dagli obiettivi indicati dagli organismi dell’Unione europea in quanto a spesa pubblica per istruzione e ricerca;

tutto ciò premesso e considerato, la Commissione formula un rapporto contrario.

 

 

 

 

 

https://www.docenticonservatorio.org/wp-content/uploads/2017/11/4578062_l1.jpghttps://www.docenticonservatorio.org/wp-content/uploads/2017/11/4578062_l1-150x150.jpgRedazionesliderDal resoconto della seduta odierna in VII Commissione, impegnata nel produrre i pareri previsti sulle tabelle allegate al Disegno di Legge di Bilancio: La relatrice PUGLISI (PD) illustra uno schema di rapporto favorevole con osservazioni sulla Tabella 7 e sulle corrispondenti disposizioni della sezione I, pubblicato in allegato, sottolineando di...