Con un paginone doppio dedicato al “bello dell’Italia: lo scrigno dei saperi che può rilanciare la nazione”, il «Corriere della Sera» del 26 luglio scorso si è occupato di musica con un articolo di Giuseppina Manin, un’immagine esplicativa (Il “concerto” della formazione) e un taglio basso di Enrico Parola (I paradossi della burocrazia. Un tesoro genetico che non chiede fondi ma più considerazione).

In Italia sette sono, secondo il «Corriere», i “luoghi dell’eccellenza musicale”, le “fucine della qualità somma”, i “laboratori del futuro della musica, il cui potere d’attrazione spesso diventa motore di virtuose sinergie economiche”: l’Accademia della Scala, l’Accademia Chigiana di Siena, l’Accademia «Walter Stauffer» di Cremona, l’Accademia Pianistica di Imola, l’Accademia di Santa Cecilia, la «Riccardo Muti Italian Opera Academy» e il Conservatorio di Musica di Milano.

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Lungo l’articolo si citano pure l’Accademia del ROF, il Museo del Violino di Cremona, la Scuola di Fiesole, il College della Biennale di Venezia e l’Istituto per la Musica della Fondazione Cini. Ma l’unica istituzione statale Afam degna di essere accostata alle Accademie dell’Eccellenza è, secondo chi firma l’articolo, appunto il Conservatorio di Milano: un budget  di 21.000.000 di euro annui, 236 docenti e 1500 allievi (di cui comunque quasi 650 iscritti a corsi pre-accademici o di Vecchio Ordinamento, e poco più di 300 iscritti a Bienni: fonte Statistica Miur 2014/2015), e ben 56 corsi professionali.

Tutto bene, dunque, per quest’unica istituzione Afam citata e accostata alle altre sei evidentemente in virtù della sua attrattività internazionale e della qualità della sua docenza? No, niente affatto. Riferisce Parola che «il direttore, Alessandro Melchiorre, sottolinea infatti una situazione paradossale: i grandi concertisti non hanno punteggio per le graduatorie e così non possono tenere corsi, al massimo seguire progetti particolari; l’obiettivo è di poterli coinvolgere nei corsi dell’ultimo biennio, così da rendere anche i Conservatori centri d’eccellenza».

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