• Mario Musumeci ha pubblicato un aggiornamento nel gruppo Logo del gruppo di RicercaRicerca 8 anni fa

    Probabilmente molto a livelli individuali e dunque più o meno autoreferenziali: dalle tesi disciplinari alle tesi di laurea sperimentali o di studio (ossia non puramente compilative), dalle pubblicazioni varie extra moenia curate da singoli docenti alle attività seminariali e conferenziere intra ed extra moenia e alla produzione collegata all’Erasmus …). E, in primo luogo, sarebbe certo interessante crearne un Osservatorio Nazionale, che quanto meno provi a fornirne un catalogo bibliografico compiuto e ragionato; e magari in prospettiva a testarne qualità di approfondimento e concreta funzionalità ai fini tanto contenutistici dell’innovazione di conoscenze che metodologici dell’arricchimento della prassi didattica. Mi pare invece che ci sia molto poco di coordinato e istituzionalmente prodotto nelle singole istituzioni, salvo la realizzazione dei cd. Quaderni d’Istituto, qui e là stabilmente presenti (dove?) e dalle qualità più diverse e che in tal senso rispecchiano il caotico dato di partenza.
    Pertanto ho difficoltà a credere che la stessa attuazione e programmazione di corsi di studio predisposti in analogia ai dottorati di ricerca universitari possa efficacemente darsi senza una preventiva e coerente predisposizione a monte di quanto sopra richiamato. E, soprattutto, traendone spunto ed occasione immediati per l’auspicabile creazione di comunità scientifiche nazionali, riferibili a tali attività: non organi puramente politico-culturali, magari utili alla carriera di qualcuno di noi, bensì luoghi di discussione privilegiata e produttiva; e solo appresso rappresentativa dei propri stessi valori fondativi, proprio in forza della qualità delle regole che ci si è dati. Del resto è possibile prevedere un qualsivoglia attivismo in ricerca che sia sganciato dal confronto e da un qualche riconoscimento di una comunità scientifica, in grado di vagliarne valori produttivi e precise funzionalità d’utilizzo?
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    N.B.:
    A monte però bisognerebbe forse intendersi anche sull’espressione “Ricerca”, offrendone una qualificazione quanto più certa e condivisa possibile: genericamente regolamentativa? statutaria? oppure corrispondente a quelle già altrove validamente poste in essere e dunque certificate? Ricordo infatti che ho fin troppo spesso sentito affermare, soprattutto negli ambiti politico-sindacali, che il musicista la ricerca la svolge solo “suonando” (sic!) e che diversi, anche illustri, concertisti nazionali questo “adagio” in forza del loro carisma lo ripetono ad ogni a piè sospinto e talvolta con la massima risonanza dei mass media. In tal caso, almeno per quanto mi riguarda, se la discussione dovesse anche in questa sede partire ancora da questo “basso” livello di considerazione per la dignità culturale del musicista attivo (a qualunque livello si esprima e ancor più se a quello didattico, che qui ci riunisce in quanto colleghi in questa sede certo tutti desiderosi di un rete comunicativa che non sia quella tout court del banalizzante pettegolezzo dei social network), allora sarebbe – ahimè – pleonastica la mia presenza. Come, del resto, quella di chiunque creda nel posizionamento inscindibilmente intellettuale ed artistico dei valori fondativi della ricerca in ambito musicale/musicologico e, consustanzialmente, metodologico-didattico.
    (mi permetto di fare riferimento al mio sito professionale, per ogni eventuale approfondimento del senso di questo mio incipit e delle correlate implicazioni professionali personali: http://www.musicaemusicologia.org).

    Grazie a tutti dell’occasione e dell’attenzione.
    M&M

    P.S.:
    nella foto, che automaticamente mi viene qui attribuita, ero un ometto ancora di belle speranze; adesso, a quasi sessant’anni, sono un po’ diverso ma, da sempre, disponibile al dialogo costruttivo. 🙂 🙂 🙂 Questa foto descrive così abbastanza bene il mio (ingenuo?) immarcescibile ottimismo e, dunque, la speranza concreta di non incorrere nell’ennesima delusione.