Uno degli effetti della recente Legge di Bilancio, in qualche modo relegato inevitabilmente a un piano secondario dalle aspettative riposte invece sugli articoli relativi a statizzazioni e precariato, riguarda, ricordiamo, i Nuclei di Valutazione, organo previsto dall’art.10 del DPR 132/2003.

Come abbiamo ricordato in un precedente articolo, i commi 644 e 645 di quella legge sembrano da un lato voler ancor più assoggettare direttamente i Nuclei ad ANVUR (due componenti sono «scelti dalle istituzioni seguendo i criteri e le linee guida [quali?] elaborati dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca»), dall’altro paiono volerne rendere quasi impossibile la (ri)costituzione («ai componenti del nucleo di valutazione non spettano compensi, indennità o gettoni di presenza»). Rischiando di renderla, semmai, proprio attraverso un’implicita richiesta di gratuità totale, un po’meno trasparente.

Ecco dunque che, a chiunque appartenga la mano misteriosa che inserì quei due commi in quella seduta notturna, la svalutazione delle funzioni del Nucleo potrebbe forse testimoniare, soprattutto in questa fase di preludio all’accreditamento dei Bienni e alla conferma tra un anno o due di quello stesso accreditamento, il tentativo di indebolire, almeno in questa fase, alcuni elementi di filtro che potrebbero in qualche modo interferire con le libere attività di “valutazione” di ANVUR.

Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di indennità, compensi o gettoni?

Il Decreto Interministeriale 01.02.2007 stabiliva un tetto di 13.000 € per il Presidente del Conservatorio, di 1800 € per il presidente del Nucleo di Valutazione e di 1500 € per gli altri due componenti.

Questi compensi sono stati poi successivamente ridotti da una serie di misure di finanza pubblica (ad es. la Legge 30 luglio 2010, n. 122, che decurtava compensi e gettoni del 10%), mentre il compenso ai Presidenti delle istituzioni è stato abolito dalla legge 23 dicembre 2014, n. 190, recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015), all’art. 1 comma 342.

Confrontando invece i siti delle varie Università, la situazione, a fronte certo di un lavoro e di un impegno decisamente superiori, è però davvero assai diversa.

Questa era la situazione della Sapienza nel 2011, che tiene conto di ben tre successive misure di riduzione della spesa:

mentre l’Università di Messina, ad esempio, nel 2016 assegnava 15.690 € al Presidente del Nucleo e 10.312,68 € a ciascuno degli altri tre componenti, e l’Università di Bologna, sempre nel 2016, assegnava al Presidente 11.340 € e 9.720 a ciascun componente.

Ricordiamo che con una mozione indirizzata ai ministri Padoan, Fedeli e Madia, al presidente ANVUR Miccoli e al Capo Dipartimento per la Formazione Superiore e per la Ricerca Mancini ormai un mese e mezzo fa (il 26 gennaio) la Conferenza dei Direttori denunciava «l’assoluta illogicità di tale modifica normativa, che da un lato richiede correttamente una sempre più alta qualificazione professionale dei componenti del Nucleo di valutazione, e nel contempo però chiede loro di lavorare gratuitamente», chiedendo nel contempo la modifica della norma.

Avrà mica risposto qualcuno dei cinque autorevolissimi destinatari? E la risposta sarà stata molto soddisfacente, abbastanza soddisfacente, poco soddisfacente, o niente affatto soddisfacente?

 

 

 

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