Approdata in aula la legge di Bilancio, nella giornata odierna sono intervenuti alcuni senatori per commentare l’approvazione dell’emendamento sulle statizzazioni.

Anzitutto il sen. Amidei (FI):

Ci troviamo poi di fronte a una situazione vergognosa, per quanto riguarda il mondo della scuola: mi riferisco ai docenti che, da dieci o venti anni – o forse più – lavorano come precari, con incarichi annuali, per i quali non si è avuta la correttezza di farli passare a contratti a tempo indeterminato. Sono stati statizzati insegnanti provenienti dai conservatori privati – non entro nel merito del curriculum dei singoli – e questa è una misura che va denunciata e che considero inaccettabile.

Procedo rapidamente, perché purtroppo il tempo a mia disposizione è pochissimo. Abbiamo assistito a un’altra modifica: si è messo mano, con un emendamento, alla legge n. 394 del 1991 in materia di parchi, indicando come parco interregionale il Parco del Delta del Po, quando a un certo punto, nell’interregionalità, non sono stati presi in considerazione la volontà e il parere degli enti locali, dei sindaci, degli amministratori, delle associazioni di categoria del mondo dell’agricoltura e della pesca e di quanti altri avrebbero avuto titolo – e in effetti hanno titolo – a esprimere un parere. Il Governo si è fregato ampiamente dei pareri della gente che sta sul territorio, ma questo sicuramente i cittadini lo ricorderanno quando sarà ora di andare al voto.

Anche questo è inaccettabile e mi auguro che alla Camera si tenga conto dell’ingiustizia perpetrata ai danni di insegnanti dell’AFAM che si vedono esclusi per l’ennesima volta, in ragione di quello che sarebbe stato un costo irrisorio per le casse dello Stato – perché va detto che si valutano altresì i costi di una misura che sarebbero stati veramente irrisori. Anche questa è una colpa che il Governo dovrà sentirsi addosso.

 

Poi la sen. Montevecchi (M5S):

L’AFAM: benissimo la statizzazione, per cui abbiamo votato favorevolmente, ma la stabilizzazione dei docenti, anche quella, resta missing e continua a navigare in un limbo di anni e anni.

Sul riordino del comparto siamo rimasti fermi alle slide e al bel nome «Cantiere delle arti» e siamo ancora là a capire cosa significhi, ma va bene.

 

Ma soprattutto è intervenuto il sen. Martini, (qui il video dell’intervento) relatore di quel disegno di legge 322 che, partendo dalle statizzazioni, si era trasformato crescendo più e più volte e con modalità assai creative nel corso degli ultimi quattro anni (era stato presentato addirittura nel 2013), e che aveva finalmente dato luogo, non più di pochi giorni fa, a due ben diversi e successivi emendamenti, entrambi poi riassorbiti e sostituiti da quello dei relatori, poi approvato:

MARTINI (PD). Signor Presidente, colleghe e colleghi, parlerò solo dell’Alta formazione artistica musicale e coreutica (AFAM), questione piccola rispetto alle altre che abbiamo discusso, ma qualitativamente interessante ed emblematica perché, a modo suo, l’AFAM è un piccolo riassunto dell’Italia di oggi. Si tratta di un settore fatto di eccellenze storiche, ma anche di istituti che fanno fatica a sopravvivere; è fatto di forti identità, ma anche di autoreferenzialità esasperate; è fatto di grandi esigenze di riforme di organizzazione e di ritardi decennali, quasi ventennali, nell’attuazione; è fatto di ampie sacche di precariato e di marginalità del comparto rispetto alla grande questione della scuola.

In questo comparto oggi noi possiamo portare due risultati acquisiti dalla discussione in Commissione: un emendamento con il quale fissiamo l’obiettivo della statizzazione di tutti gli istituti ex pareggiati (statizzazione che si può fare in tre anni sostituendo i Comuni che non ce la fanno più a reggerli); inoltre, stanziamo risorse congrue, del MIUR e del MEF, che garantiranno nei tre anni la statizzazione. Quindi non una partita di giro, ma risorse concrete nuove.

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato, di tutti i Gruppi. Vorrei ringraziare i Ministeri dell’istruzione e dell’economia, il vice ministro Morando che ha dato una mano, i rappresentanti del Governo e, se mi consentite, soprattutto il mio Gruppo in 7a Commissione, il presidente Marcucci e la capogruppo Elena Ferrara, con i quali abbiamo condiviso con determinazione questo risultato che non è stato facile né scontato, se pensiamo che da molti anni ci si lavorava senza arrivarci.

Vorrei fare due commenti a questo risultato. Il primo è che noi avevamo ambizioni più vaste di quelle che abbiamo raggiunto. Volevamo delineare un percorso per la statizzazione, che vi fossero cioè criteri e modi condivisi. Non c’è stato e il testo è molto stringato. Adesso l’iniziativa sarà del Ministero, che naturalmente ha anche molte altre emergenze e incombenze, e mi auguro che riusciremo a trovare il modo di sostenere lo sforzo del Ministero.

Il secondo obiettivo era collegare la statizzazione con l’avvio di un riordino dell’intero sistema. Obiettivo indispensabile, perché non si può pensare – ed è stato un grande equivoco – che la riorganizzazione fosse soltanto un prezzo chiesto dal MEF per poter finanziare la statizzazione. Non è così, perché è un’esigenza assoluta. Lo dico qui con una frase molto semplice: l’AFAM non vivrà se non si riorganizzerà; rischia di crollare su se stessa se non sapremo innovare e anche riorganizzare l’offerta formativa.

Il terzo obiettivo era avviare a sanare il grande tema del precariato, con coloro che partecipano alla graduatoria della legge n. 128 del 2013, coloro che lavorano da tre anni e i maestri di seconda fascia. Sono temi urgenti. La risposta del MEF e della Ragioneria è stata che questo tema dovrà essere risolto dal regolamento sul reclutamento. Io credo che si possa intanto vedere se alla Camera il tema possa essere riaperto e in ogni caso, se la soluzione è il regolamento, ora più che mai esso è indispensabile.

Il secondo commento è che noi, approvando questo emendamento e ottenendo questi risultati, non abbiamo tagliato il traguardo né della statizzazione né del rilancio dell’AFAM. Siamo appena partiti, ed è importantissimo averlo fatto, ma non possiamo ora dimenticare che abbiamo dei compiti immediati davanti a noi: il primo è avviare bene la statizzazione. Vorrei dire al Ministero dell’istruzione, che avrà il compito di gestire questa fase, di fare tesoro di quanto elaborato in tutti questi anni di lavoro, nei quali abbiamo costruito l’ipotesi di statizzazione senza buttare a mare un lavoro di proposte e anche un clima di concordia che abbiamo costruito attorno a questo obiettivo: arrivarci in tre anni, sgravare i Comuni progressivamente, statizzare tutti insieme, non procedere per assorbimento ma valorizzando le identità. La seconda questione è impostare un riordino organico, profondo, coraggioso. Nessuno pensi che, arrivate queste risorse supplementari, possiamo continuare a lavorare come se niente fosse.

Io vedo tre filoni di lavoro davanti a noi: una nuova rete territoriale che potremmo sperimentare intanto nella musica; completare tutti i regolamenti che attendiamo dalla legge 21 dicembre 1999, n. 508; costruire una collocazione dell’AFAM più vicina all’università. Forse è anche l’ora di considerare seriamente l’idea di passare al regime pubblicistico. Quanto, poi, al tema del precariato, dobbiamo assolutamente dare risposta ai lavoratori che attendono di uscire da questa situazione.

Ci sarà bisogno di molto lavoro e spirito innovativo e occorre che il Governo e la politica facciano la loro parte. Diciotto anni di lentezze devono essere ora superati e occorre che anche il settore faccia la sua parte. Ci sono state e ci sono troppe divisioni, troppe paure e troppe chiusure. Non è chiudendosi che nascerà l’AFAM dell’eccellenza che tutti noi vogliamo. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Zeller).

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